Non balconi ma un’enorme boscaglia, la Verona di Mario Martone e Margherita Palli è lontana dall’immaginario (collettivo) e vicina all’immaginazione (la loro). Che non è un paese per giovani innamorati e ricchi borghesi annoiati, nel verde delle frasche più la violenza dell’amore, come da testo ormai cliché, e la lingua di ieri e quella di oggi.
Alla sua prima regia in una produzione originale del Piccolo, Mario Martone porta al Teatro Strehler Romeo e Giulietta, per la prima volta in cartellone fino al 6 aprile, con un cast di giovanissimi, Francesco Gheghi e Anita Serafini sono gli amanti, affiancato dai volti noti di Lucrezia Guidone, Michele Di Mauro e Licia Lanera. Ed è allora il romanticismo di una storia d’amore lunga pochi giorni dall’innamoramento alla tomba che sfiora lo scontro generazionale senza imprigionarsi nel già visto a rendere l’attualizzazione incarnazione dell’oggi e premonizione del domani. Improvvisa e intensa rappresentazione che sfiora le tre ore attraversando i generi.
«Mettiamo in scena un mondo in cui lo scontro domina senza ragione, in cui il senso stesso dell’esistenza sembra essere nello scontro – ha raccontato Martone –. Una pestilenza che rende impossibile l’arrivo di una lettera ma non frena le feste. Un amore che sboccia all’improvviso per sfuggire a tutto questo, innocente com’è, e ribelle. Un amore illuminato solo dalla luce della luna e dell’alba, che ha per testimoni degli uccelli. La natura, immanente, che aspetta un cambiamento che non arriverà mai».
Intanto ancora per questo weekend al Grassi andrà in scena Anatomia di un suicidio dal testo di Alice Birch mentre al Melato da stasera e fino al 6 aprile sarà in programmazione la realtà e l’autofinzione di Ritratto dell’artista da morto con Michele Riondino.
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