Ticket to Paradise: romanticheria

Il ritorno delle commedie romantiche – che d’accordo non erano mai andate via ma un po’ perse sì. Perché Ticket to paradise si inserisce nel solco delle migliori commedie del genere angloromanticomatrimoniefunerali e forse pure di più: di quelle che «mai volgari», che poi passano in tv con cadenza settimanale e rivedi pure volentieri ,che ridi e non ti senti neppure tanto in colpa. Il ritorno della coppia Roberts-Clooney in un musical senza musica – il regista Ol Parker è quello del seguito di Mamma Mia! e se non si sente almeno si vede – e in una storia di cui conosci il finale molto prima delle conclusioni dello svolgimento e dell’introduzione, per dirla come il ragazzino immaturo quasi maturo che immagino abbia scritto la sceneggiatura. Meravigliosamente frivolo, il film è l’attestato di divismo dei protagonisti e le immagini da cartolina di Bali che poi è il Queensland australiano. Poi come al solito i vecchi belli oscurano i giovani belli e della ragazzina in viaggio post laurea innamorata del raccoglitore di alghe ti interessa sempre poco e della sorte del loro matrimonio anche meno. Se – a torto o a ragione, e su questi schermi si pensa a ragione – il nuovo Top Gun è considerato il blockbuster dell’anno (solo?), che sia apprezzata questa commedia del retrogusto finto shabby chic sembrerebbe la normalità.



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