Perché i suoi predatori – oltre ad essere il miglior esordio italiano dell’anno – sono una bomba. In tutti i sensi. Perché nel suo primo lavoro dietro la macchina da presa guida gli attori – sia i bravi come Gerardi sia i bravissimi come Popolizio – con l’esperienza e il carisma del veterano oltrepassando le maschere e le macchiette. Perché è raro vedere un giovane italiano lavorare in quel modo con il suono e gli effetti sonori o quantomeno capirne l’importanza e addirittura la differenza. Pietro Castellitto gioca con la scrittura della sceneggiatura, già premiata a Venezia, alzando e abbassando il livello senza ruffianerie da figlio d’arte rendendo l’esordio una perla rara per il cinema nostrano: chi arriva dalla scuola di Ronconi non ha problemi a rendere credibile un personaggio scritto con un’attenzione non comune da queste parti. Lontano dal surrealismo spicciolo del primo Pif, Castellitto riesce anche nella prova d’attore finalmente lontano dagli occhi dei genitori. Da verificare prossimamente nel nuovo Freaks Out di Gabriele Mainetti. Che sia il più talentoso della famiglia non c’è dubbio.
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